mercoledì 21 settembre 2016

''Parlate con Google e l'intelligenza artificiale cambierà la vostra vita''

SAN FRANCISCO - Hanno pensato al successo di WhatsApp e Messenger di Facebook, ognuna con oltre un miliardo di persone che le usano. E hanno deciso di percorrere quella stessa strada, ma aggiungendo un'intelligenza artificiale di nuova generazione e tutte le informazioni reperibili sul loro motore di ricerca. È nata così Allo, l'ultima app di Google e la prima ad unire il mondo delle chat con quello degli assistenti virtuali come Siri di Apple, Alexa di Amazon o Cortana di Microsoft.

In apparenza si esaurisce nell'abituale lessico digitale a disposizione per comunicare con amici e parenti fra messaggi, immagini, video e stickers, le illustrazioni a tema di gran moda. C'è però un canale dedicato all'intelligenza artificiale, con la quale si può dialogare, e basta scrivere @google per chiamarla in causa mentre si interagisce con altri. Se indecisi su quale ristorante scegliere, l'assistente mostra i migliori nella zona. Può fare lo stesso se gli chiedete il prezzo di un biglietto aereo, le previsione meteorologiche, le condizioni del traffico, le ultime notizie. Capisce perfino le battute e a richiesta racconta barzellette. Ma non sempre brilla, a volte capita scivoli non afferrando la richiesta.

Una delle figure più importanti dietro la svolta verso l'intelligenza artificiale, annunciata da Sundar Pichai che guida la multinazionale di Mountain View, èBen Gomes. A capo del motore di ricerca, cuore dell'azienda, è nato 48 anni fa in Tanzania da genitori indiani. O, come preferisce raccontarla lui, viene semplicemente da "due terzi mondi differenti".

"Prima o poi arriveremo ad avere un dialogo profondo e articolato con le macchine. E in tutte le lingue del mondo", spiega. "Difficile dire quando ci arriveremo. Ma intanto il motore di ricerca è alla base del nostro nuovo assistente virtuale, le due cose si stanno fondendo. Oggi può sostenere uno scambio basilare: se gli si pongono domande semplici, correlate fra loro, risponde in modo altrettanto semplice. Il nostro obbiettivo è andare oltre. Abbiamo i giusti ingredienti, stiamo progredendo ad una velocità che due o tre anni fa non era pensabile".

Nel futuro di tutti noi c'è quindi una versione di Google su misura. Con i suoi lati positivi e negativi.
"Io sono cresciuto fra Africa e India. Non è facile avere accesso alle informazioni da quelle parti. E sono le informazioni che ci permettono di evolvere. La missione per noi è la stessa da anni: consentire a tutti di accedere al sapere necessario per migliorare la propria vita e la propria condizione".

A proposito di origini, da dove siete partiti?
"Dalle parole: addestrare le macchine a capire il parlato, dal mandarino all'italiano. Poi abbiamo iniziato ad insegnargli a comprendere il contesto e il senso di una frase. Ma la tecnica dell'apprendimento delle macchine ha bisogno di tantissimi dati per dare dei risultati. Milioni di fotografie di rane di ogni tipo, prima che un computer sappia riconoscerla e identificarla".

Però ora ci riesce. E vale anche per parole, frasi, abitudini, foto e domani video.
"Se vuoi avere una conversazione con qualcuno devi avere gli stessi riferimenti. Se chiedo da dove vieni e mi rispondi che vieni dall'Italia, sta avvenendo uno scambio di informazioni su una base comune: tutti e due siamo in grado di comprendere la domanda e tutti e due sappiamo collocare geograficamente la risposta. Abbiamo costruito una nozione del mondo che fosse di riferimento per le macchine. Si chiama Knowledge Graph, o "grafo della conoscenza". Il nostro motore di ricerca lo ha adottato cinque anni fa. Alla parola Italia è associata quella della capitale Roma, il nome del primo ministro e via discorrendo. Una rete di fatti, luoghi, persone, collegati gli uni agli altri. Ne abbiamo 50 miliardi di connessioni del genere".

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