giovedì 29 settembre 2016

Spotify verso l’acquisizione di SoundCloud



Sotify è in avanzata fase di trattativa per l’acquisizione di SoundCloud, secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times e non ancora confermate direttamente dalle due società.

Spotify è uno dei più diffusi servizi di streaming audio, con un database di diversi milioni di brani e consente l’accesso sia in modalità gratuita (con revenues ottenute tramite spot pubblicitari tra un brano e l’altro) sia in modalità Premium, a pagamento, con oltre 30 milioni di utenti paganti. Recentemente la società, che ha sede in Svezia, ha annunciato l’ingresso anche sul mercato nipponico, dove la musica in streaming non è ancora pienamente decollata, preferendo gli utenti giapponesi ricorrere ancora in gran parte ai supporti fisici (Cd Audio in primis).

SoundCloud è una società, con sede a Berlino, che ha realizzato una piattaforma che consente a chiunque di pubblicare un qualsiasi brano audio, con limitazioni nella versione “free” per quanto riguarda la lunghezza complessiva dei brani presenti per ciascun account. Oltre ad essere utilizzato da un gran numero di artisti dilettanti, SoundCloud è anche molto usato da professionisti e artisti del giro “indie”, che sulla piattaforma pubblicano alcuni o tutti i propri lavori. In Italia, per esempio, viene utilizzata da Jovanotti per rendere pubblici remix e versioni acustiche dei propri brani.




Il database di SoundCloud contiene circa 125 milioni di tracce audio e conta circa 175 milioni di utenti attivi. L’acquisizione consentirebbe l’integrazione in Spotify del catalogo dei brani “musicalmente significativi” di SoundCloud.

lunedì 26 settembre 2016

2885236.html

Allianz investe nei consulenti robot italiani



ROMA - La tecnologia è una di quelle che promette di rivoluzionare il mondo della finanza: il robo-advisory, i servizi di investimento online automatizzati, gestiti da algoritmi anziché da umani. La startup quella che di recente in Italia ha raccolto più finanziamenti: 16 milioni di euro, gran parte all'estero. La novità che nel capitale di Moneyfarm, con una somma top secret ("ma più piccola"), una quota di minoranza e un consigliere in cda ora entra Allianz. Vale a dire la prima società assicurativa al mondo e un colosso del risparmio gestito. Un big dell'industria che per afferrare il ricchissimo treno della consulenza robot, 2mila miliardi di dollari stimati entro il 2020, punta su una giovane azienda tecnologica made in Italy. Promettendo in cambio di accelerarne l'espansione.

"È un'ulteriore conferma della nostra tecnologia e del nostro modello", esulta Paolo Galvani, cofondatore e presidente della società, che racconta di trattative durate un anno. Su Moneyfarm gli algoritmi si occupano di definire il profilo di rischio dell'utente, basta rispondere a 20 domande online, associargli un portafoglio di prodotti finanziari e compiere le singole operazioni di aggiustamento. L'automazione permette di tagliare le commissioni fino allo 0,7%, la metà della concorrenza, ma tutto è monitorabile attraverso l'app e un consulente umano sempre a disposizione. "La nostra tecnologia proprietaria sicuramente è la parte forte che mettiamo sul piatto", spiega Galvani. Per le grandi società, spesso e volentieri, è più comodo acquisire innovazione dall'esterno piuttosto che svilupparla in casa, sia Goldman Sachs che Balckrock di recente hanno acquisito due startup di robo-advisory. Ma la partnership con Allianz, nell'idea di Galvani, non si ferma qui: "Stiamo studiando le possibili sinergie, che diventeranno operative da inizio 2017".

Qualcuna è già immaginabile. Allianz potrebbe permettere a Moneyfarm di allargare la sua offerta di prodotti finanziari, oggi limitata agli Etf, e di estendersi al risparmio previdenziale. Darle supporto nell'infrastruttura tecnologica e in tema di regolazione. O addirittura gestire le masse raccolte dalla startup italiana. Nell'immediato però, il primo vantaggio dovrebbe essere quello di marketing. Da febbraio Moneyfarm ha debuttato nel Regno Unito, raggiungendo gli 80mila utenti registrati (il dato di quelli che effettivamente investono non è pubblico). Ma mentre l'espansione in Inghilterra, dopo qualche difficoltà, avanza a buon passo, in Italia le offerte di investimento online faticano a uscire dalla nicchia: "Una delle sfide è costruire un marchio riconoscibile - dice Galvani - e quello di Allianz è senza dubbio un bel certificato da presentare".

Il rischio, d'altra parte, è che un alleato di questo peso cannibalizzi le risorse della startup, arrivata a 60 dipendenti tra Milano, Cagliari e Londra, distogliendola dal suo percorso di crescita. Ma la presenza nel capitale, oltre all'italiana


United Ventures, di un investitore specializzato in startup finanziarie come l'inglese Cabot Square, dovrebbe essere una garanzia: "Stiamo preparando il nuovo piano industriale per i prossimi tre anni - conclude Galvani - e al termine del periodo vogliamo essere profittevoli".

giovedì 22 settembre 2016

Poletti: tecnologia distrugge più posti lavoro di quanti ne crei

Roma, 21 set. (askanews) - La tecnologia "distrugge più posti di lavoro di quanti non ne crei. Questo accade già oggi, non so cosa accadrà nel lungo termine. Il tema, oggi, è come gestire la transizione". Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, concludendo un incontro all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede.

Google sfida WhatsApp e Messenger: arriva Allo, la chat con intelligenza artificiale

Google vuole fare concorrenza a WhatsApp e Messenger, ma anche a Siri e Cortana, con un’unica piattaforma. Dopo lo sbarco nel mondo delle videochiamate con Duo, la società di Mountain View lancia Allo, la prima app di messaggistica intelligente. Disponibile dal 22 settembre per iOS e Android, è pensata per essere una chat ma anche un assistente personale digitale. Da condividere con gli amici.

mercoledì 21 settembre 2016

''Parlate con Google e l'intelligenza artificiale cambierà la vostra vita''

SAN FRANCISCO - Hanno pensato al successo di WhatsApp e Messenger di Facebook, ognuna con oltre un miliardo di persone che le usano. E hanno deciso di percorrere quella stessa strada, ma aggiungendo un'intelligenza artificiale di nuova generazione e tutte le informazioni reperibili sul loro motore di ricerca. È nata così Allo, l'ultima app di Google e la prima ad unire il mondo delle chat con quello degli assistenti virtuali come Siri di Apple, Alexa di Amazon o Cortana di Microsoft.

In apparenza si esaurisce nell'abituale lessico digitale a disposizione per comunicare con amici e parenti fra messaggi, immagini, video e stickers, le illustrazioni a tema di gran moda. C'è però un canale dedicato all'intelligenza artificiale, con la quale si può dialogare, e basta scrivere @google per chiamarla in causa mentre si interagisce con altri. Se indecisi su quale ristorante scegliere, l'assistente mostra i migliori nella zona. Può fare lo stesso se gli chiedete il prezzo di un biglietto aereo, le previsione meteorologiche, le condizioni del traffico, le ultime notizie. Capisce perfino le battute e a richiesta racconta barzellette. Ma non sempre brilla, a volte capita scivoli non afferrando la richiesta.

Una delle figure più importanti dietro la svolta verso l'intelligenza artificiale, annunciata da Sundar Pichai che guida la multinazionale di Mountain View, èBen Gomes. A capo del motore di ricerca, cuore dell'azienda, è nato 48 anni fa in Tanzania da genitori indiani. O, come preferisce raccontarla lui, viene semplicemente da "due terzi mondi differenti".

"Prima o poi arriveremo ad avere un dialogo profondo e articolato con le macchine. E in tutte le lingue del mondo", spiega. "Difficile dire quando ci arriveremo. Ma intanto il motore di ricerca è alla base del nostro nuovo assistente virtuale, le due cose si stanno fondendo. Oggi può sostenere uno scambio basilare: se gli si pongono domande semplici, correlate fra loro, risponde in modo altrettanto semplice. Il nostro obbiettivo è andare oltre. Abbiamo i giusti ingredienti, stiamo progredendo ad una velocità che due o tre anni fa non era pensabile".

Nel futuro di tutti noi c'è quindi una versione di Google su misura. Con i suoi lati positivi e negativi.
"Io sono cresciuto fra Africa e India. Non è facile avere accesso alle informazioni da quelle parti. E sono le informazioni che ci permettono di evolvere. La missione per noi è la stessa da anni: consentire a tutti di accedere al sapere necessario per migliorare la propria vita e la propria condizione".

A proposito di origini, da dove siete partiti?
"Dalle parole: addestrare le macchine a capire il parlato, dal mandarino all'italiano. Poi abbiamo iniziato ad insegnargli a comprendere il contesto e il senso di una frase. Ma la tecnica dell'apprendimento delle macchine ha bisogno di tantissimi dati per dare dei risultati. Milioni di fotografie di rane di ogni tipo, prima che un computer sappia riconoscerla e identificarla".

Però ora ci riesce. E vale anche per parole, frasi, abitudini, foto e domani video.
"Se vuoi avere una conversazione con qualcuno devi avere gli stessi riferimenti. Se chiedo da dove vieni e mi rispondi che vieni dall'Italia, sta avvenendo uno scambio di informazioni su una base comune: tutti e due siamo in grado di comprendere la domanda e tutti e due sappiamo collocare geograficamente la risposta. Abbiamo costruito una nozione del mondo che fosse di riferimento per le macchine. Si chiama Knowledge Graph, o "grafo della conoscenza". Il nostro motore di ricerca lo ha adottato cinque anni fa. Alla parola Italia è associata quella della capitale Roma, il nome del primo ministro e via discorrendo. Una rete di fatti, luoghi, persone, collegati gli uni agli altri. Ne abbiamo 50 miliardi di connessioni del genere".

BTICINO CLASSE 300X, IL VIDEOCITOFONO DIVENTA INTELLIGENTE

Negli ultimi anni molte aziende hanno realizzato sistemi in grado di rendere le nostre case sempre più inteligenti. BTicino è già da tempo impegnata nel mondo dell’IoT e il nuovo BTicino Classe 300X è il citofono di ultima generazione che sfrutta gli impianti a 2 fili introdotti nel 1999 e che rappresenta l’evoluzione smart di uno degli strumenti più importanti delle nostre case: il citofono. Scopriamo più in dettaglio tutte le novità di BTicino Classe 300X.

Il nuovo videocitofono BTicino Classe 300X è un dispositivo di ultima generazione che si connette in rete tramite Wi-Fi e grazie all’app dedicata è possibile rispondere anche dallo smartphone. Ogni volta che qualcuno suona alla porta, grazie a questo videocitofono è possibile rispondere tranquillamente dallo smartphone, sia che siate in casa che fuori.


Scaricando l’applicazione dedicata, disponibile per Android e iOS, è possibile gestire tutte queste funzioni da remoto. Attraverso il download dell’app Door Entry è possibile aprire anche cancelli, gestire l’illuminazione esterna o anche un impianto di irrigazione. Non solo, BTicino Door Entry permette di sfruttare la telecamera del videocitofono per controllare l’ingresso di casa, in modo tale da poter avere un livello di sicurezza aumentato, rispetto ai classici videocitofoni.


Tra le funzioni offerte da BTicino Classe 300X, vi è anche la possibilità di impostare un messaggio di risposta, registrare la comunicazione di chi ha suonato oppure videoregistrare ogni singola persona che si è presentata di fronte alla casa.Per quanto riguarda la sicurezza, BTicino ha lavorato a lungo sulla creazione di un sistema che punta a criptare tutte le comunicazioni Cloud con la piattaforma che BTicino mette a disposizione.



Non solo, qualora lo smartphone venga smarrito o rubato, è possibile rimuovere facilmente il dispositivo dalla lista dei dispositivi abilitati alla gestione dell’impianto.


Sempre sul fronte della sicurezza, il nuovo BTicino Classe 300X offre la possibilità di rispondere a distanza, anche se non presenti all’interno della casa. Questa tecnologia permette di scoraggiare potenziali malintenzionati che desiderano verificare la presenza o meno dell’inquilino, prima di compiere un furto.Ricordiamo, infine, che BTicino Classe 300X utilizza il sistema a due fili e può essere inserito anche in quei contesti in cui è già presente un vecchio citofono, mentre la connettività Wi-Fi permette di eliminare del tutto lavori di connessione. Il nuovo videocitofono Classe 300X è il primo prodotto del progetto Eliot di BTicino e nei prossimi mesi giungeranno, sicuramente, nuovi e innovativi prodotti sul mercato.


martedì 20 settembre 2016

100 euro di rimborso per chi acquista CorelDRAW Graphics Suite X8



Corel lancia la nuova promozione per CorelDRAW Graphics Suite X8. L’iniziativa, valida dal 1° settembre al 31 dicembre 2016, prevede un rimborso di 100€ per l’acquisto della suite presso un rivenditore autorizzato Corel.

“CorelDRAW Graphics Suite X8 include tutto il necessario per creare grafiche straordinarie, progetti web d’impatto, foto sensazionali e altro ancora” ha affermato Jo Levens, Global Director of Marketing, Corel. “L’offerta di partenza era già eccezionale, con questa speciale promozione non c’è mai stato momento migliore per diventare creativi, scegliendo questa suite completa per la grafica.”

CorelDRAW Graphics Suite X8 consente agli utenti di creare progetti professionali più rapidamente con un flusso di lavoro semplificato e potenza e controllo senza precedenti. Con supporto avanzato di Windows 10, visualizzazione multi-monitor e schermi 4K, la suite permette a tutti gli utenti di ottenere risultati professionali con rapidità e sicurezza, siano essi inesperti, grafici professionisti, dipendenti di piccole aziende o appassionati di grafica. La potenza di strumenti intuitivi e di alto livello, come il nuovo Corel Font Manager o Clona correttivo, insieme ad un’area di lavoro personalizzabile, permettono di creare loghi, brochure, grafica per il web, pubblicità per i social media o qualsiasi progetto innovativo.

Come richiedere il rimborso

Per ricevere il rimborso di 100€, è sufficiente acquistare CorelDRAW Graphics Suite X8 (in formato elettronico scaricabile o in scatola, solo versione completa) presso il proprio rivenditore Corel autorizzato entro il 31 dicembre 2016 e inviare il modulo di richiesta.

CallJam il nuovo malware per Android scoperto da Check Point



Nonostante gli sforzi di Google nel prevenire gli attacchi cybercriminali a danno di Google Play, il team dei ricercatori mobile di Check Point ha scoperto un nuovo malware per Android che si chiama CallJam.

Il malware CallJam è in grado di effettuare chiamate fraudolente a numeri di telefono premium a pagamento e di reindirizzare l’utente su siti Web malevoli allo scopo di mostrare annunci pubblicitari e generare profitto per gli hacker. Il malware si nasconde all’interno dell’app “Gems Chests for Clash Royale” che è stata caricata su Google Play nel maggio scorso ed è stata da allora scaricata tra le 100.000 e le 500.000 volte. Prima di eseguire le chiamate premium, l’applicazione chiede l’autorizzazione all’utente. Come si è visto in altri precedenti attacchi, gli utenti concedono facilmente l’autorizzazione, poiché non leggono con attenzione o capiscono completamente tutto ciò che viene chiesto loro.

Il server C&C poi invia al malware CallJam le istruzioni con i numeri da chiamare e i dati di durata delle chiamate. Si avvia quindi una chiamata che utilizza tutti i parametri richiesti e genera potenzialmente ampi profitti per i cybercriminali.

Check Point ha già informato Google della presenza di questa applicazione malevola che a sua volta ha rimosso l’applicazione infetta. Con questa scoperta, l’azienda israeliana sottolinea ancora una volta come i cybercriminali possono sviluppare applicazioni di alto livello e distribuirli su app store ufficiali mettendo ad alto rischio i dispositivi e i dati sensibili degli utenti.

lunedì 19 settembre 2016

Nuova Panasonic Lumix G80 con nuovo doppio sistema di stabilizzazione Dual IS 2

“L'aspetto e l'ergonomia sono quelli di una reflex in miniatura, con mirino elettronico centrale, doppia ghiera di regolazione e display orientabile. Offre un sensore Live-MOS da 16 megapixel e video e foto 4K. Nuovo il sistema di stabilizzazione sensore+ottica Dual IS 2. Le caratteristiche tecniche della macchina tradiscono fin da subito le intenzioni di Panasonic di aggredire una fascia di mercato superiore, a partire dal corpo in magnesio a prova di polvere e spruzzi d'acqua.”

Scienza e tecnologia, quanto costa il progresso scientifico?



Questa mattina all’Università Sapienza di Roma è stato conferito il Dottorato di ricerca in Biochimica honoris causa al prof. Wayne A. Hendrickson dell’Università Columbia di New York, per il suo contributo allo sviluppo di tecniche per la ricerca della fase nelle mappe di diffrattometria a raggi X. Dopo le allocuzioni delle cariche accademiche, il prof. Hendrickson ha tenuto una lezione magistrale, nella quale ha ripercorso le tappe dei suoi studi. L’argomento è troppo specialistico per essere discusso in un post divulgativo, ma alcuni argomenti della lezione magistrale si prestano a considerazioni di interesse generale. Dedicherò questo post alla prima frase della lezione, che traduco dal testo consegnato a tutti presenti: La scienza progredisce in larga misura grazie alla potenza della sua tecnologia.

La frase nella sua semplicità contiene una fortissima provocazione politica: la scienza, secondo il prof. Hendrickson non nasce dall’intuizione dello scienziato (come pure avevano suggerito molti teorici, basti ricordare Karl Raimund Popper), ma dallo sviluppo tecnologico. La tesi di Hendrickson è che lo sviluppo tecnologico produce il dato sul quale lo scienziato basa la sua intuizione, e in assenza di nuovi dati, conseguenti allo sviluppo tecnologico, la scienza ristagnerebbe. La provocazione politica sta nel fatto che l’intuizione dello scienziato è sostanzialmente gratuita (fatto salvo lo stipendio dello scienziato, necessario a farlo sopravvivere), mentre la tecnologia è costosa, perché richiede l’acquisizione di strumentazione e materiale, nonché il personale deputato alla progettazione, allo sviluppo e all’implementazione. Solo raramente lo scienziato è egli stesso tanto sviluppatore che utilizzatore della tecnologia innovativa.

Come tutte le provocazioni, anche questa richiede prima di tutto un’analisi di merito: quanta innovazione tecnologica è necessaria al progresso scientifico? Sarebbe assurdo infatti addentrarsi in una discussione sul costo della scienza a seguito di una provocazione falsa o fuorviante. La storia della scienza è ricca di esempi sia a favore che contro la tesi proposta: ad esempio tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo Vesalio e Harveyrivoluzionarono l’anatomia e la fisiologia del sistema circolatorio utilizzando una tecnologia elementare basata su strumenti che erano già stati disponibili a Galeno nel secondo secolo; però la teoria circolatoria di Harvey lasciava aperto il grave problema della continuità tra il sistema arterioso e quello venoso in sede periferica.

Questo problema fu risolto da Marcello Malpighi il quale nel 1661 dimostrò l’esistenza dei vasi capillari utilizzando il microscopio, strumento all’epoca di recente scoperta. Per non appesantire la lettura non aggiungerò altri esempi pertinenti (sarebbero infiniti), ogni lettore può immaginarne molti, e una conclusione prudente è che il numero di grandi scoperte che hanno preceduto le innovazioni tecnologiche dalle quali sono state confermate sia comparabile al numero di grandi scoperte che hanno conseguito ad innovazioni tecnologiche o che sono state rese possibili da queste. E’ inoltre plausibile che l’importanza dell’innovazione tecnologica nella scoperta scientifica sia aumentata dall’epoca classica a oggi.

Se la tesi del prof. Hendrickson fosse vera anche soltanto per metà, si dovrebbe trarre la conclusione che il costo della scienza è elevato e costantemente in aumento, perché elevato e in costante aumento è il costo della tecnologia avanzata. E ovviamente un paese che non investe in sviluppo tecnologico è condannato a perdere terreno anche sullo sviluppo scientifico e a scivolare verso una retrocessione culturale.

Questo problema non può essere risolto con il supporto dell’industria privata: l’industria finanzia una ricerca applicata, dalle ricadute certe, non una ricerca totalmente innovativa, dalle ricadute incerte, meno ancora una ricerca “imprecisata”, frutto futuro di misurazioni di là da venire per le quali è necessario sviluppare prima la tecnologia necessaria.

Pokemon Go, un'app su Google Play prende il controllo degli smartphone

A poco più di due mesi dal fortunatissimo lancio di Pokemon Go è stata rilasciata tramite Google Play un'app che ne sfrutta il successo virale e che è capace di installare un malware sullo smartphone. Lo segnalano i tecnici di Kaspersky Lab, che hanno prontamente segnalato l'inconveniente a Google. L'app, che si chiamava Guide for Pokemon Go, è stata rimossa, ma attualmente sullo store per i dispositivi Android se ne trovano molte alNonostante la segnalazione di Kaspersky sia arrivata subito, circa 500 mila utenti hanno installato l'app incriminata. La quale nascondeva dentro di sé un Trojan che rimaneva inattivo per qualche giorno in modo da riuscire a individuare se il malware si trovasse su un dispositivo o su una macchina virtuale.

"Dopo aver avuto la conferma che si trovava su un vero dispostivo, il Trojan inviava un messaggio a un server command and control avviato dai cybercriminali. Il report includeva informazioni sul dispositivo infetto: modello, versione di OS, paese, lingua predefinita e tanto altro", si legge sul blog di Kaspersky.

A questo punto, in funzione delle abitudini d'uso dell'utente attaccato, il server caricava sul dispositivo pubblicità mirate, con la possibilità di riempire il terminale con messaggi non desiderati e invasivi. Nonostante l'applicazione del malware prevedesse l'installazione di soli messaggi pubblicitari, teoricamente avrebbe potuto caricare anche software ben più malevolo.

"La parte peggiore di questo contagio è occulta: Guida Pokemon Go può installare segretamente qualsiasi app sul vostro dispositivo. Per adesso, i criminali hanno scelto un modo relativamente soft per fare soldi: le pubblicità. In futuro, potrebbero decidere di aumentare i loro profitti bloccando il vostro dispositivo e chiedendo un riscatto (o rubando soldi dal vostro account bancario)", dicono ancora gli esperti di Kaspersky.
I cybercriminali, ma non sono certamente gli unici, hanno deciso di cavalcare così il successo virale di Pokemon Go. L'app di realtà aumentata realizzata da Niantic è stata provata negli ultimi mesi da poco men di 6 milioni di persone, diventando in brevissimo tempo un fenomeno di natura culturale.tre con nome simile.

Fibra ottica da 1 Terabit al secondo in arrivo dai laboratori Nokia



Alcuni ricercatori di Nokia bell Labs, Deutsche Telekom T-Labs e della Technical University of Munich hanno dato vita a una nuova tecnologia, chiamata Probabilistic Constellation Shaping (PCS), che dovrebbe consegnare velocità intorno al Terabit al secondo su fibra ottica. Le tecnologie attualmente utilizzate sulle dorsali di internet si limitano a circa 40/100Gbps, quindi un balzo così consistente potrebbe rappresentare un ottimo spunto per l'evoluzione delle reti in tutto il mondo.

Sono anni che svariati studi propongono soluzioni per raggiungere l'ambito traguardo, tuttavia questa volta pare che le soluzioni scoperte dalle tre realtà siano realmente fattibili e portino vantaggi reali nell'uso tipico di questa tipologia di reti. Nokia Bell Labs sostiene che la sua tecnologia in fibra ottica permetterà di migliorare la distanza e la capacità delle trasmissioni delle reti di operatori e aziende all'interno di situazioni "reali" e variabili sul piano delle condizioni e dei livelli di traffico.

Il segreto della soluzione di Nokia è in una nuova tecnica di modulazione. Invece di utilizzare tutti i punti di costellazione della rete nella stessa maniera, come la fibra tradizionale, PCS dà priorità ai punti con ampiezze più basse che sono meno suscettibili ad eventuale rumore. Questo consente di effettuare trasmissioni di dati a distanze più elevate grazie al fatto che è possibile adattare la velocità di trasmissione per ogni singolo canale. Il risultato è tale da permettere di raggiungere i picchi teorici della connessione in fibra.

"PCS modifica la probabilità con cui i punti di costellazione vengono utilizzati", spiega Nokia all'interno di una nota diffusa alla stampa. "Tradizionalmente tutti i punti della costellazione sono utilizzati con la stessa frequenza. La nostra tecnologia utilizza meno frequentemente i punti di costellazione con ampiezza elevata rispetto a quelli con ampiezza più bassa per trasmettere segnali che in media sono più resistenti al rumore e altri ostacoli. Questo consente che la velocità di trasmissione sia cucita su misura per ogni singolo canale di trasmissione, raggiungendo una portata superiore del 30%".

Nonostante la tecnologia sia stata mostrata all'interno di prove d'uso sul campo è probabile che passeranno anni prima che venga applicata all'interno delle dorsali utilizzate commercialmente. In più PCS può essere utilizzata all'interno di infrastrutture in fibra totalmente cablate (Fiber to the Home ad esempio), ma allo stato attuale non è sfruttabile come dorsale per eventuali reti wireless. Nel corso dei test le compagnie hanno raggiunto velocità da 0,8 a 1Tbps in alcune città tedesche.

sabato 17 settembre 2016

Mercato smartwatch non decolla, spinta da Apple Watch



Nonostante la varietà di dispositivi sul mercato e il crescente numero di applicazioni, orientate soprattutto a fitness e salute, il mercato degli smartwatch non decolla. Lo rileva la società di analisi Idc che per quest'anno prevede una crescita "modesta" del settore. Per il 2016 stima una crescita del 3,9% delle consegne su base annua, per poco più di 20 milioni di unità (nel 2015 sono state 19,4 milioni).

Per quanto riguarda i sistemi operativi quello di Apple è il più diffuso: quest'anno watchOS raggiungerà una quota di mercato del 52,3% con 10 milioni e mezzo di Apple Watch venduti. Proprio il lancio dell'orologio smart della Mela morsicata, un anno fa, ha dato il primo impulso al mercato. E la nuova versione appena svelata, l'Apple Watch Series 2, potrebbe rilanciare il settore anche grazie all'abbassamento dei prezzi dei modelli precedenti.

Al secondo posto tra i sistemi operativi si piazza Android Wear che per Idc sarà la piattaforma con la crescita più veloce di qui al 2020. Sarà la futura spina nel fianco per Apple. Per il 2016 il sistema operativo di Google dovrà accontentarsi del 22,9% del mercato globale. Tizen, il software sviluppato da Samsung, pesa per ora per un 12,7% sul mercato, al terzo posto.

Quanto ai cosiddetti dispositivi indossabili "basic", tipo braccialetti fitness e altri accessori che non supportano applicazioni di terze parti, Idc stima che entro fine anno ne saranno venduti 80,7 milioni. Questo comparto rappresenta quasi l'80% del mercato "wearable" e in futuro perderà quote (con una fetta del 66% nel 2020) a favore dei prodotti "smart" che invece supportano app di terzi (34,1% versus il 21,1% del 2016).

Renzi, sul web serve responsabilità

- FIRENZE - "Snapchat è fantastico: tutto dura 24 ore e sparisce. Poi una ragazza si uccide perché non riesce a cancellare un video dal web... il tema della traccia che lasciamo è un tema importante". Così Matteo Renzi a Wired Next Fest a Firenze, si è riferito anche al caso della giovane donna suicida dopo che un suo video hard circolava in rete. "C'è un mondo che può essere snapchat o quello che condanna a restare sulla rete per sempre. Occorre un' educazione alla responsabilità personale, perché è difficile capire qual è il confine giusto, capire cosa resta e cosa non resta". E questo, ha spiegato Renzi, vale anche per la politica: "Con il modello snapchat se ne vanno le polemiche quotidiane, dall'altra c'è qualcosa che resta. Il fatto che ci sia una legge sui diritti civili è qualcosa che non si cancella".

La tecnologia deve aiutare l’uomo, non creare disoccupazione

Nel sogno illuminista la tecnologia e l’innovazione avrebbero affrancato l’uomo dalle fatiche del lavoro manuale, migliorato il suo tenore di vita e reso i consumi accessibili a tutti. Per il filosofo e scienziato Bertrand Russell l’abbattimento dei tempi di lavoro impiegati per la produzione avrebbe permesso a ognuno di disporre del proprio tempo libero, impiegandolo nell’istruzione e nello sviluppo della propria persona. Già nei primi del Novecento, il filantropo, vincitore del premio Nobel per la letteratura e attivista per la pace, denunciava come si fosse dato vita a un artefatto culto dell’“efficientismo”, forse un antico retaggio dell’etica calvinista, per il quale l’uomo attraverso una totale dedizione al lavoro aveva la sua possibilità di riscatto e di redenzione dal senso di colpa del peccato originario.Più concretamente, un’eredità della struttura sociale del passato, nella quale all’ozio e all’inattività dei proprietari terrieri doveva per forza di cose corrispondere un’operosità e una laboriosità instancabili da parte della classe contadina, alla quale il tempo per “oziare” o riposare non solo non era concesso, ma rappresentava un elemento di biasimo e di vergogna sociale.

Con la rivoluzione industriale, la struttura della società agricola basata sulla proprietà terriera è stata progressivamente destituita. Tuttavia, il concetto di “dovere”, quel principio etico su cui si è basata per millenni la coercizione delle classi dominanti e che ha indotto gli uomini a sacrificarsi per gli interessi dei propri padroni e non per sé, ha resistito a ogni stravolgimento economico e sociale. La diffusione dei macchinari e l’evoluzione della tecnologia hanno consentito di abbattere i tempi di produzione in modo esponenziale.

Osservando il fenomeno dell’impiego lavorativo nell’industria bellica, che distolse una grande fetta della popolazione dalle attività produttive abituali, Russell provò come il livello generale di benessere materiale non solo non diminuì, ma anzi aumentò. Con il progresso tecnologico, quindi, per assicurare il livello generale di produzione di un paese è dunque sufficiente sfruttare una parte della capacità lavorativa totale della società. Un esempio ai nostri giorni lo riscontriamo nella pubblica amministrazione dove, da quando a penne, calamai e macchine da scrivere si sono sostituiti i computer e i sistemi informativi, la mole di lavoro si è ridotta considerevolmente.


Ma purtroppo, il legame atavico con lo schiavismo e lo strumento del dovere non è stato spezzato, ma anzi si è rafforzato, alimentato dal culto di certe dottrine made in Usa, che hanno propagandato il mito del lavoro come riscatto sociale, allontanandolo da ogni legame col “buonsenso” necessario alla pianificazione produttiva nell’economia reale. Così, anziché lavorare tutti e meno, dedicando il tempo libero al sapere e all’istruzione, veri strumenti di liberazione dell’uomo dalla schiavitù, si è giunti al paradosso per cui alcuni lavorano troppo e altri sono disoccupati privi di mezzi di sostentamento.

Le recenti pubblicazioni della società di consulenza Roland Bergerhanno svelato i progressi stupefacenti dei robot, già utilizzati in grande misura in svariati settori, tra cui la sanità, al posto della manodopera umana. Si stima che, nel giro di quattro anni, un automa costerà fino al 40% in meno di un essere umano, senza recriminazioni sindacali né previdenziali, con una perdita di oltre 1,5 milioni di posti di lavoro. Forse è giunto il momento di ripensare alla distribuzione del lavoro e rileggere Russell, prima che sia troppo tardi.

Il blog Utente Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’abbonamento Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio.

Se vuoi partecipare sottoscrivi un abbonamento volontario. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.

venerdì 16 settembre 2016

La sfida di Microsoft in scuole e atenei italiani



"Il mondo della tecnologia ha trasformato il modo in cui impariamo: le modalità con cui, come esseri umani, condividiamo informazioni e idee, comunichiamo, collaboriamo. I muri dell'insegnamento si sono espansi al di là della classe, per cui gli studenti imparano ovunque e da un più vasto raggio di fonti". Anthony Salcito Microsoft, convincerebbe anche il più restio dei tradizionalisti sull'importanza dei devices e dei softwares tecnologici di ultima generazione.

Perché oltre all'entusiasmo che le potenzialità della tecnologia gli suscitano, sa bene come i suoi strumenti non sostituiscano la creatività e le competenze dell'uomo ma costituiscono, invece, un'extension della mente e consentono di oltrepassare i limiti della fisicità e del pensiero lineare. Se crediamo che la tecnologia possa depauperare il ruolo degli insegnanti, per Salcito, al contrario, è un importante supporto per la trasmissione di conoscenza.

"La tecnologia - spiega all'ANSA - ha accresciuto il valore e l'importanza di un educatore, che ora ha un potere e un potenziale di navigazione che si proietta verso un più vasto panorama di aspetti educativi per gli studenti". Naturalmente, ha precisato, "la visione dell'insegnante, la sua passione nel motivare gli studenti e la sua capacità di mettere insieme le competenze che aiuteranno i ragazzi a prepararsi per il loro futuro è fondamentale". "Il nostro ruolo - prosegue Anthony Salcito - non è solo quello di informare gli studenti su come usare la tecnologia per realizzare qualcosa in classe ma anche di fornire loro delle competenze che useranno nel corso della loro vita per entrare nel mercato del lavoro".

Da Seattle, Salcito ha portato il suo sguardo sul futuro in Italia, ha stretto accordi con il ministro dell'Istruzione Università e Ricerca Stefania Giannini e con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). Una sfida che ha l'obiettivo di rendere il nostro Paese un modello in tutta Europa: grazie a un protocollo d'intesa siglato nel maggio del 2015, "sono stati formati al digitale oltre trentamila docenti".

"Una delle cose che mi piace di questo piano è che ha un approccio olistico, - dice il vice presidente Worldwide Education di Microsoft - non è centrato solamente sulla tecnologia ma è realmente focalizzato sulle persone. La tecnologia è grandiosa - spiega - ma in realtà si tratta di persone, studenti, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici, e questo è ciò su cui il piano di trasformazione digitale realmente si concentra". "Una delle cose delle quali siamo molto entusiasti - aggiunge - è che il ministro si sia concentrato su oltre ottomila 'ambasciatori digitali' nelle scuole italiane che diventeranno catalizzanti per veicolare il programma dell'iniziativa della trasformazione digitale. Microsoft sta lavorando per costruire gli strumenti e la piattaforma per questi ambasciatori, per far condividere fra di loro le migliori metodologie e idee".

Dalle scuole superiori all'università. In accordo con CRUI, Salcito visiterà undici atenei italiani: "Sono molto contento del tour universitario, perché impareremo molto dagli studenti e dalle facoltà, capiremo le potenzialità di cambiamento, come possiamo rendere la vita di una facoltà più semplice con la tecnologia, come possiamo dare agli studenti strumenti potenti per creare ed esplorare". L'obiettivo è "renderli allineati alle necessità della domanda di lavoro attraverso strumenti e competenze, prepararli a creare lavoro e non solo a "riempire" posti di lavoro". "Credo che seguiremo passo dopo passo le università durante questa trasformazione - conclude Anthony Salcito - sono davvero contento".

Un’emoji della donna con il velo: la richiesta di una 15enne in GermaniaUn’emoji della donna con il velo: la richiesta di una 15enne in Germania


Voglio un'emoji con il velo. La richiesta è arrivata da Rayouf Alhumedhi, ragazza 15enne che si accorta di una particolare carenza tra le faccine che usiamo ogni giorno nelle chat. Ci sono coppie omosessuali e donne sportive, gattini, cagnetti e ogni sorta di pupazzetto ma manca la donna col velo. E forse, presto, potrebbe arrivare. La ragazza di origini saudite residente in Germania se n'è accorta mentre creava un gruppo su Whatsapp con le sue amiche: ognuna aveva scelto un'emoji che la rappresentasse e lei non aveva trovato ciò che voleva. «Le mie amiche che non portano il velo hanno trovato qualcosa», racconta Alhumedhi al Washington Post, «Io invece sono stata costretta a non usare l'emoji di una donna che indossa il velo semplicemente perché non c'è». Dopotutto basta dare un'occhiata al nostro smartphone per vedere che le tante immagini di donne proposte sono tutte a capo scoperto.

L’importanza dell’hijab

La ragazza però non si è arresa all'evidenza. Prima ha scritto alla Apple e poi, più giustamente, si è rivolta all'Unicode Consortium, l'associazione no profit che si occupa della creazione e dell'aggiornamento delle emoji. In un documento di sette pagine spiega dettagliatamente la sua proposta e immagina delle nuove faccine da includere nei prossimi aggiornamenti: una kefiah, un hijab, un foulard e un uomo e una donna che li indossano. «Nell'era digitale, le immagini si sono dimostrate un elemento cruciale nella comunicazione», si legge nel documento, le emoji oggi sono «di forte impatto» e «più utilizzate che mai». La ragazza ha ragione. La prima forma di comunicazione scritta dell'uomo fu il disegno. Poi arrivò la parola, il pensiero complesso e strutturato ma il digitale ci sta portando indietro alle origini. Grazie alle chat le emoji stanno diventando un mezzo espressivo sempre più importante: solo nel 1999, quando sono nate, erano 176, oggi superano quota 1.800 e nel 2015 l'Oxford Dictionary ha perfino eletto la «faccina che piange di gioia» come parola dell'anno. Non è un bene o un male, è un dato di fatto.

Cultura e faccine

«Circa 550 milioni di donne musulmane su questa Terra sono orgogliose di portare l'hijab», si legge ancora nella richiesta per la nuova emoji, «Un numero enorme di persone che non hanno neanche un piccolo spazio sulla tastiera». L'Unicode Consortium è aperto alle richieste degli utenti, tutti possono inviare richieste per nuove immagini e tante battaglie sono state condotte all'interno di quella tastiera colma di disegni. Come il linguaggio, anche la comunicazione visiva evolve per venire incontro alle nuove esigenze sociali, politiche e culturali. Nel tempo abbiamo visto arrivare la scelta del colore della pelle per i personaggi antropomorfi, le emoji di coppie omosessuali e famiglie monogenitore, il revolver trasformarsi in una pistola giocattolo dopo i fatti di sangue statunitensi e, con le olimpiadi di Rio, sono sbarcate tra i tasti anche le donne sportive. Ora però tocca all'hijab.

Non solo religione

Grazie all'email della ragazza, un componente dell'Unicode Consortium si è interessato al caso e i due sono stati affiancati dal cofondatore di Reddit, Alexis Ohanian, e dalla graphic designer Aphelandra Messer che ha realizzato i concept per le nuove emoji. La squadra sembra aver funzionato. La prima email di due pagine inviata da Alhumedhi è diventato un ricco documento di sette pagine, le nuove emoji ora sono in fase di revisione e, se tutto andrà per il verso giusto, a metà del 2017 vedremo la nascita di una kefiah, un hijab e un foulard da applicare su diverse faccine. Come sottolinea la ragazza questa non è solo una conquista per le donne musulmane. «Le donne indossano il foulard come segno di modestia in molte religioni, anche nel cristianesimo e nel giudaismo» si legge nel documento, «Anche le donne con il cancro spesso indossano un foulard. Questa emoji potrebbe essere utile anche per loro».

Da Tokyo a Roma, in coda per l'iPhone 7

Da Tokyo a Roma, file in 30 paesi del mondo per l'iPhone 7. Favoriti gli utenti che hanno comprato il melafonino ai pre-ordini e che sono riusciti ad accaparrarsi il modello più richiesto, l'iPhone 7 Plus, con schermo più grande, e nel colore Jet Black, le cui scorte sono già esaurite e si parla di una disponibilità a novembre.

"A partire da venerdì, quantità limitate di iPhone 7 in argento, oro, oro rosa e nero opaco saranno a disposizione dei clienti che si recano nei negozi Apple", ha spiegato Cupertino nelle scorse ore. "Durante il periodo dei preordini online, le quantità iniziali di iPhone 7 Plus in tutte le finiture, e di iPhone 7 in Jet Black, sono esaurite, e non saranno disponibili nei negozi".

A Roma, più di una sessantina di fan della Mela morsicata hanno atteso sin dall'alba l'apertura straordinaria delle 8,00 dell'Apple Store di Porta di Roma per la consegna del nuovo iPhone 7, riservata ai preordini. Alcuni erano in attesa sin da ieri e avevano trascorso la notte nelle auto del parcheggio, attrezzati con coperte e sacchi a pelo. Alle persone in coda, per lo più giovani o giovanissimi, questa mattina la Apple ha offerto caffé, cornetti e acqua. I primi ad entrare nello Store sono stati accolti dalla tradizionale 'ola' e dagli applausi dello staff.

Grande entusiasmo tra i primi usciti col nuovo melafonino che avevano preordinato nei giorni scorsi. Un po' di delusione invece tra coloro che non avevano preordinato il melafonino ma si erano fatti la fila lo stesso: si sono dovuti accontentare di ordinare i modelli dell'iPhone 7 e iPhone 7 Plus gia' esauriti, come i nuovi colori 'Jet Black' e 'Black', che potranno tornare a ritirare solo intorno a novembre.

Tra poche ore ore apriranno anche gli Apple Store degli Stati Uniti, forse il debutto più atteso per Cupertino.

L'azienda sta per chiudere un anno difficile, stretta tra il caso-privacy dello sblocco dell'iPhone del killer di San Berardino, le richieste europee sul fisco e il calo delle vendite degli iPhone, il suo prodotto di punta.

Wifi gratis per tutti entro il 2020: la proposta della commissione Ue

Quattro anni per dare la possibilità a tutti i cittadini europei, nelle grandi città ma anche nei centri abitati minori, di essere connessi. È una delle proposte contenute nel maxi-pacchetto presentato dalla Commissione Ue a Strasburgo. L’obiettivo, come annunciato dal presidente Jean-Claude Juncker, è creare hotspot gratuiti nei principali spazi pubblici dei centri urbani entro il 2020. Il nome del nuovo wifi transnazionale sarà «wifi4eu» e risponde alla convinzione che le tecnologie digitali stiano «invadendo ogni aspetto della vita e chiunque deve avere la possibilità di connettersi, a prescindere da dove viva o quanto guadagni» ha detto Juncker nel suo discorso. Non solo: la Commissione vuole che anche tutte le famiglie, sia in città che nelle zone isolate, siano connesse ad almeno 100Mbps migliorabili a Gbps. Un secondo obiettivo della proposta prevede un piano di sviluppo - partirà nel 2018 - per equipaggiare almeno una città per ogni Paese dell’Unione della rete 5G ad altissima velocità con la stessa timeline.

La proposta

Per portare il wifi pubblico in tutta Europa verranno investiti 120 milioni di euro. Mentre i costi per l’installazione degli hotspot e per la manutenzione del servizio sarà addebitata ai singoli enti locali. Per quanto riguarda il 5G, quella del 2020 è solo la prima tappa. La Commissione vuole una piena diffusione della rete ultraveloce entro il 2025, dalle stazioni ferroviarie alle principali strade di tutte le città europee. Si prevede una crescita potenziale del pil Ue di 910 miliardi e la creazione di 1,3 milioni di posti di lavoro. Solo il 5G potrebbe crearne 2 milioni.

Roaming gratuito da rivedere

La Commissione aveva anche presentato una bozza di regolamento per l’abolizione delle tariffe di roaming entro il 2017: l’obiettivo era l’abolizione dei sovrapprezzi per tutti i cittadini che si recano all’estero con un limite di 90 giorni. Avrebbe coperto il 99% dei viaggi degli europei, così come quella dei lavoratori e degli studenti trasnfrontalieri. Ma non ha soddisfatto Juncker e la proposta è stata rinviata con l’idea di definire nuove regole. Rimane comunque fissata la data di giugno 2017 per lo stop alle tariffe roaming.

giovedì 15 settembre 2016

I robot ci ruberanno il 6% dei posti di lavoro entro 5 anni

I robot sostituiranno il 6% di tutte le occupazioni americane entro il 2021, stando al nuovo report di Forrester pubblicato da Bryan Hopkins, e pare che il loro arrivo sia inarrestabile.

Molte società tecnologiche stanno puntando massicciamente sull'intelligenza artificiale, e nello specifico su particolari tipi di algoritmi "auto-apprendenti" che possono compiere delle scelte sulla base delle attività pregresse. Si tratta di algoritmi che diventano sempre più affidabili e precisi nel corso del tempo senza che nessuno sviluppatore o tecnico debba interagire in alcun modo. Algoritmi che società come Google, Facebook, Microsoft e Apple utilizzano ormai da tempo in maniera proficua, ma che potrebbero avere effetti devastanti nel mondo del lavoro già nei prossimi anni.

In molti casi l'IA è molto più efficiente ed efficace di un essere umano. Un concetto semplice, quanto difficile da digerire. L'acquisto di un "robot", ovvero di un sistema automatizzato, include una spesa iniziale più cospicua ma nel corso del tempo è certamente più economico da mantenere rispetto a un dipendente. In più, per molti incarichi l'IA è decisamente più efficace: in alcuni ambiti un singolo algoritmo può svolgere gli incarichi di decine di dipendenti contemporaneamente e in maniera decisamente più rapida. Secondo Forrester vivremo unarivoluzione nel mondo economico.

"Entro il 2021 avrà inizio un maremoto dirompente", sono state le parole con cui Hopkins ha presentato il report. "Le soluzioni basate sull'intelligenza artificiale e le tecnologie cognitive sostituiranno i posti di lavoro, e il maggiore impatto si verificherà nei settori del trasporto, della logistica, dei servizi ai clienti". Ha un ruolo determinante in questo "maremoto" l'arrivo delle auto a guida autonoma, dove i conducenti saranno comunemente sostituiti da camion, autobus e mezzi in genere a guida autonoma. Nel campo dei servizi ai clienti, l'IA è già oggi una realtà.

"Il sei percento è un numero enorme", ha dichiarato l'ex-presidente di Service Employees International Union Andy Stern al Guardian. "In un'economia che già oggi non aiuta a creare posti di lavoro a tempo pieno si andrà ulteriormente a peggiorare la possibilità di trovare un nuovo impiego. Avremo così molta più gente che avrà difficoltà a trovare lavoro perché la stessa tendenza avverrà anche in quelle aree storicamente più ricche di possibilità come quelle bancarie, retail e mediche".

Nel lungo termine potrebbero esserci comunque dei risvolti positivi: verranno indubbiamente rivalutate (anche nel compenso) alcune professioni che oggi non hanno grande importanza, mentre i creativi difficilmente verranno sostituiti da una macchina. Tuttavia ci sarà un discreto scompiglio soprattutto nei periodi iniziali, quando molti professionisti che hanno impiegato una vita per costruirsi un futuro si troveranno contrastati, senza troppe tutele, da un algoritmo più preparato, affidabile ed efficiente.

Anche Bill Gates parla da anni della "software automation", e piuttosto che ignorarla o temerla sarebbe meglio considerarla e trovare qualche soluzione per rendere la transizione meno traumatica.

iPhone: funziona meglio nella mano destra

Usato a destra, lo smartphone di Apple garantisce chiamate migliori: dipende dalla posizione (non esattamente nota) dell'antenna che invia e riceve i segnali radio.
Il setup allestito per l'esperimento: orecchio destro, orecchio sinistro, mano soltanto (per la trasmissione dati).

Mentre il mondo salutava l'uscita dell'iPhone 7 è stata diffusa una notizia curiosa per chi ha in tasca uno smartphone di Apple. L'iPhone funziona meglio se tenuto con la mano destra e accostato all'orecchio dello stesso lato. Lo si apprende da un'indagine commissionata all'Università di Aalborg dal Nordic Council of Ministers, un organismo politico di cooperazione tra paesi del Nord Europa.

Facebook festeggia i 10 anni del News Feed

Nel settembre del 2006 Facebook pubblicava la prima versione del News Feed, l'algoritmo che decide che cosa farci vedere ogni volta che entriamo sul social network di Mark Zuckerberg. Ecco come funziona.


10 anni fa, nel settembre del 2006, Facebook rivoluzionava il nostro modo di comunicare e interagire digitalmente con i nostri contatti pubblicando la prima versione del News Feed, l’algoritmo che decide cosa farci vedere ogni volta che accediamo alle pagine del social network.

Nelle intenzioni degli ingegneri di Zuckerberg il News Feed (in italiano, la sezione Notizie) dovrebbe mostrarci i contenuti per noi più rilevanti pubblicati dai nostri amici, dalle pagine che seguiamo e anche dagliinserzionisti pubblicitari.

A CIASCUNO IL SUO FEED. Ma in base a che cosa il cervellone di Facebook decide che cosa è importante per noi? I dettagli sul funzionamento di News Feed, ovviamente, non sono noti, ma secondo quanto pubblicato dall’azienda l’algoritmo sceglie che cosa mostrarci in base a una combinazione di diversi criteri quali il nostro rapporto con la pagina o la persona che ha postato quel contenuto, il tipo di post (foto, video, ecc) e le nostre precedenti iterazioni con quel tipo di messaggio, la data di pubblicazione e il numero di iterazioni complessive accumulate da quel contenuto.

Ciò significa che se interagiamo spesso con le foto di alcuni nostri amici in particolare, per esempio commentando, mettendo like ecc, vedremo i loro post prima di quelli pubblicati dei contatti con i quali abbiamo poco a che fare.

Se commentiamo spesso i contenuti pubblicati da Focus su Facebook, li vedremo quindi molto in alto sul nostro News Feed (questo ovviamente è un invito a farlo).

Ogni tanto Facebook modifica l'algoritmo che sovraintende al funzionamento del News Feed. Una delle modifiche più recenti, per esempio, ha "punito" i post ingannevoli o che hanno dei titoli che omettono appositamente delle informazioni cruciali per spingere gli utenti a cliccare sul link (tecnicamente questa tecnica si chiamaclickbait ed è particolarmente fastidiosa)

LA MIA PUBBLICITÀ. Un po' diverso il discorso per ciò che riguarda le inserzioni pubblicitarie, che ci vengono mostrate in base a specifici criteri di profilazione elaborati dagli algoritmi di Facebook.

Se per esempio seguiamo pagine e gruppi dedicati alla corsa, pubblichiamo post a contenuto sportivo, abbiamo collegato il nostro profilo Facebook con app come Runtastic, Strava o RunKeeper, vedremo molto spesso pubblicità di prodotti come integratori, abbigliamento sportivo, attrezzature per il running.

IL FEED È MIO E LO GESTISCO IO. All’inizio della sua storia il News Feed non raccolse molti consensi: per questo motivo Facebook decise di renderlo personalizzabile in base alle preferenze di ciascun utente.

Entrando nelle impostazioni del social network è infatti possibile disabilitarlo quasi completamente scegliendo di visualizzare i post dei nostri contatti in rigoroso ordine cronologico, ma anche scegliere di non visualizzare più gli aggiornamenti di certe pagine o persone, certi tipi di contenuto e gli annunci pubblicitari di specifici inserzionisti.
Per le pagine, come quella di Focus, è possibile per esempio cambiare le impostazioni, in modo da non perdere nessuno dei nostri post. Basta seguire i passi (1 e 2) segnati in questa immagine, una volta sulla pagina Facebook di Focus. Farlo da cellulare, con l'App di Facebook, è un po' più complicato.

IL NEWS FEED IN NUMERI. Su Facebbok ci sono più di 1,7 miliardi di persone e ciascuno di essi ha il proprio News Feed. Mediamente una persona potrebbe visualizzare circa 2.000 storie nel proprio News Feed ma in realtà ne vede solo 200.

«Lavoriamo costantemente per migliorare il News Feed, e assicurarci che le persone sappiano come funziona e quali controlli hanno a disposizione» spiega l'azienda. Che per l'occasione ha tradotto anche in italiano la pagina newsfeed.fb.com dove sono disponibili tutte le informazioni su come utilizzare e gestire questa funzionalità.

mercoledì 14 settembre 2016

Boom di ordini per l’iPhone7, Apple scatta a Wall Street

Non sarà rivoluzionario, come hanno scritto critici e recensori, ma qualche record l’ha già battuto. L’iPhone7 e la sua versione «allargata» iPhone7 Plus, stando alle prime compagnie telefoniche che hanno riportato i pre-ordini, è già in vetta alle classifiche: T-Mobile US e Sprint hanno fatto spere che le loro vendite viaggiano al momento a nuovi massimi storici. Statistiche precise o sicure ancora latitano. E Appleha scelto questa volta il silenzio sulle «prenotazioni» mentre il debutto tra i consumatori dell'ultimo modello avverrà davvero soltanto venerdì. Ma quanto trapelato dai carriers è bastato a Wall Street per dare intanto lei nuovi numeri senza attendere oltre: in una giornata altrimenti nera, con gli indici schiacciati da petrolio e incognite politiche, ha promosso il titolo dell'azienda di Cupertino, che si è nettamente distinto dalla media. Ha guadagnato nel pomeriggio il 2,5%, spingendo la capitalizzazione di mercato del gruppo, leader in Borsa, a circa 582 miliardi di dollari.
Anche perché le aspettative di successo tra gli analisti e gli investitori sull’ultima incarnazione del prodotto di punta dell’azienda guidata da Tim Cook - dotato di auricolari wireless, maggior potenza, miglior batteria e camera, resistenza all’acqua - apparivano alla vigilia assai più modeste, prigioniere semmai di dubbi sulla difficoltà di innovare ancora a sufficienza. E, se i dati in anteprima verranno confermati dalle vendite ufficiali, potrebbero invece venire presto smentite.
Una sorpresa che sarebbe la benvenuta per Apple: l’iPhone tuttora garantisce oltre due terzi del fatturato e buona parte dei profitti dell'intera azienda. Ma è reduce da frenate globali che avevano preoccupato nel bilancio degli ultimi trimestri. Una traiettoria che aveva premuto sulle stesse quotazioni, in calo nell'ultimo anno. Dalla presentazione del nuovo iPhone, mercoledì scorso, fino a ieri erano scese di un ulteriore 2,1 per cento.Ma T-Mobile US ha adesso reso noto che la prima giornata a disposizione per richiedere gli iPhone7, il 9 settembre, è stata senza paralleli nella storia degli smartphone venduti sul mercato statunitense dal carrier. «È stato un inizio davvero molto forte», ha dichiarato il chief executive della società wireless John Legere. Sprint non è stata da meno: le prime tre giornate di pre-ordini dei nuovi gadget, ha fatto sapere, hanno messo a segno impennate del 375% rispetto al medesimo periodo dell'anno scorso, con il precedente modello di iPhone. Non manca qualche cautela. AT&T e Verizon, i due maggiori carriers statunitensi, non hanno sollevato il sipario sull’andamento. E i pre-ordini, hanno commentato gli analisti di Stifel, potrebbero essere anzitutto il risultato «dell’espansione della base di utenti di iPhone avvenuta negli ultimi anni».

Android, vulnerabilità di fine estate



Roma - Il mondo Android ripropone, in occasione del bollettino e aggiornamento di sicurezza mensile prodotto da Google, la stessa sceneggiatura già vista nel recente passato. Nuove vulnerabilità critiche, con patch pronte nel ramo AOSP e negli aggiornamenti over-the-air inviati ai Nexus, ma delle quali non gioveranno la quasi totalità dei dispositivi in circolazione. I due bug di sicurezza sono indicizzati come CVE 2016-3861 e 2016-3862.


La prima vulnerabilità è stata scoperta da Mark Brand del team di Google Project Zero, che ne ha esposto i dettagli sul blog ufficiale. La ragione per l'assegnazione del livello "critico" al problema è una combinazione tra la facilità con cui è possibile scovare la vulnerabilità (a posteriori ci si è accorti che la porzione di codice incriminato era stata individuata già da un anno) e il numero molto alto di possibili vettori (sottosistemi che vanno ad eseguire quella code path). Il bug consente l'esecuzione di codice da remoto e di assumere livelli di privilegio equivalenti a quelli di codice di sistema, potenzialmente anche privilegi di root. Google e i ricercatori hanno opinioni diverse su quanto sia concreta la possibilità che il bug venga sfruttato, ma tutti sono unanimi nel considerare "molto seria" la vulnerabilità.


Il secondo problema è stato invece scoperto e segnalato a Google da Tim Strazzere di SentinelOne e costituisce una nuova Stagefright, una delle prime vulnerabilità Android su vasta scala che sfruttava uno dei componenti più vulnerabili del sistema: il media server. CVE 2016-3862 consente l'esecuzione di code javascript embeddato all'interno di metadati EXIF associati a immagini JPEG appositamente prodotte dall'attaccante. Il livello critico assegnato è dovuto al fatto che non è necessario un click da parte dell'utente perché avvenga l'infezione, è sufficiente il download del file malevolo. A quel punto il codice ha gli stessi privilegi dell'applicazione che ha scaricato l'immagine ed eseguito la chiamata alla libreria stagefright. Secondo Strazzere, Google sta finalmente risolvendo il problema alla radice riscrivendo la libreria da C a Java e ritiene che pertanto "ci saranno sicuramente ancora bug in futuro, ma non più così critici".Appena un mese fa Google si è mostrata poco preoccupata di queste vulnerabilità critiche e fiduciosa di poter impedire, grazie alle scansioni di massa lato Play Store, che codice malevolo capace di sfruttarle possa mai ad essere eseguito anche su device vulnerabili. Gli scopritori di Quadrooter, l'azienda di sicurezza Checkpoint, ha però pubblicato nelle ultime due settimane due report relativi a due malware battezzati DressCode e Calljam che svelano come questo ultimo strato di difesa sia capace di fallire clamorosamente: ben 40 applicazioni, per un totale di 2,5 milioni di download da aprile a oggi, sono risultate infettate. Chi le ha installate è stato principalmente sfruttato per generare click fraudolenti a favore di annunci pubblicitari (DressCode), ma anche chiamate verso numerazioni a sovrapprezzo (Calljam). In quest'ultimo caso era però necessaria una conferma da parte dell'utente alla richiesta dei permessi necessari da parte dell'app. Tutte le applicazioni riportate da Checkpoint (l'elenco completo è disponibile nei report) risultano ad oggi rimosse dal Google Play Store.

Microsoft, l'ultimo Patch Tuesday

Redmond avvia la distribuzione del corposo martedì di patch settembrino, mentre per il prossimo futuro si prospettano cambiamenti importanti per le modalità di somministrazione degli update. Gli admin già fanno salti di gioia

Roma - Il Patch Tuesday di settembre 2016 arriva puntuale come ogni martedì del mese, portando in dote 14 aggiornamenti per i vari software Microsoft e i componenti dell'ecosistema Windows. Particolare attenzione, questa volta, va riservata al numero molto alto di falle critiche, così come ai piani già annunciati da Redmond per l'arrivo degli update nel prossimo futuro.
Il sommario delle patch Microsoft per settembre 2016 include 14 bollettini di sicurezza, 7 classificati con livello di pericolosità "critico" - tutti riguardanti la possibile esecuzione di codice malevolo da remoto - e 7 "importanti", mentre il numero totale delle vulnerabilità di sicurezza augurabilmente corrette dai bollettini ammonta a 47.
Come da tradizione, Microsoft non si fa mancare niente dispensando patch cumulative perInternet Explorer e il browser di "nuova generazione" Edge, l'engine Detours di Office che risulta "bacato" da ben 10 anni (CVE-2016-0137), varie sforacchiature nel kernel di Windows, su Exchange Server, la API GDI, la tecnologia OLE Automation - un metodo di comunicazione adottato nell'engine VBScript - il plug-in Silverlight e altro ancora.Il sommario delle patch di settembre 2016 include anche la patch mensile per Flash Player, un cerotto che Adobe aveva già distribuito di suo - su OS Windows, OS X e per la prima volta dopo quattro anni anche su OS Linux - e che si accompagna agli aggiornamenti per Digital Editions e l'SDK della piattaforma AIR.
Il nuovo Patch Tuesday è l'ultima occasione in cui Microsoft distribuirà le singole patch in forma individuale, visto che la corporation ha già annunciato di voler accorpare tutti gli update per gli OS meno recenti in aggiornamenti cumulativi dispensati con cadenza mensile. Agli amministratori di sistema non verrà più concessa la possibilità di testare un update alla volta alla ricerca di eventuali incompatibilità, e le lamentele già si levano alte sui rischi che tale decisione comporti sul fronte della sicurezza, della stabilità dei sistemi o della salute degli stessi business aziendali.

Google riporta in vita i dinosauri con un clic Con Google Arts & Culture entriamo nei maggiori musei di storia naturale del mondo.


La storia naturale adesso è a portata di clic: Google ha lanciato il progetto Storia Naturale che permette di visitare virtualmente migliaia di reperti, dai dinosauri agli antenati dell'uomo.
Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione con oltre 50 delle maggiori istituzioni mondiali che si occupano di storia naturale, creando un archivio che comprende oltre 150 storie interattive raccontate da esperti, 300.000 foto e video, e 30 tour virtuali.

Tra i reperti che si possono visualizzare nei tour ci sono ilRhomaleosaurusdel Musero di Storia Naturale di Londra, informalmente noto come«il T-Rex dei mari», e ilGiraffatitandel Museo di Storia Naturale di Berlino, che poteva raggiungere un'altezza di 13 metri.
Ogni animale è stato ricreato con l'aiuto di un team di paleontologi e biologi per riprodurre ogni aspetto conformemente a quanto affermano le più solide ricostruzioni elaborate dagli scienziati.

Migliaia di NAS Seagate infettati da malware Entra da una falla nel server FTP interno, attacca Windows e inizia a ''minare'' la criptovaluta Monero.

Sono già oltre 3.000 i server FTP infettati da un malware che li usa per diffondersi sui PC Windows, dai quali effettuare il mining della criptovaluta Monero, simile a Bitcoin ma nata soltanto un paio d'anni fa.A rivelarlo è Sophos, secondo la quale a essere colpiti sono i server installati sui NAS e in particolare quelli del tipo Seagate Central (ma non solo).
Seagate Central permette agli utenti di accedere ai propri file tramite una connessione FTP: in questo modo si può per esempio lasciare acceso il NAS domestico e riuscire, in caso di necessità, a recuperare da remoto ogni documento.

L’economia automatizzata e le sue conseguenze

Gli automi stanno rubando il lavoro, e il futuro, alle persone? Aumenteranno produttività e benessere globali? Difficile rispondere dopo che anche l'ultima stima del Cea, il board di advisor economici di Barack Obama ha calcolato che l'83% del lavoro a basso costo è a rischio di automazione. Una bordata che rischia di investire tutte quelle mansioni che in America vengono definite “sharing”, poco qualificate e quindi assegnabili ai robot. Uno studio recente, “Il rischio dell'automazione per gli impieghi nei Paesi Ocse: un'analisi comparativa”, porta invece a conclusioni diverse, asserendo che solo il 9% degli impieghi (in 21 Paesi) è destinato alle macchine. La ricerca, a sua volta era una risposta a un precedente paper “catastrofista” emanato dall'Oxford Martin School, che indicava nel 47% l'astronomica percentuale di impieghi spazzati via nel prossimo ventennio dalla robotizzazione in America. Passi avanti sul tema sono stati fatti da tre ricercatori, Michael Chui, James Manyika e Mehdi Miremadi, che, analizzando per la prima volta nel dettaglio duemila mansioni lavorative, nei soli Usa hanno individuato nel 78% la quota di lavoro fisico “prevedibile” ad alto tasso di automazione, ma riducendola a meno del 10% per le mansioni svolte da professionisti ad alto tasso di formazione, come i manager. Si potrebbe continuare ancora, ma prima di suonare il De profundis ai lavoratori occorre attendere. La guerra tra robot e lavoratori è infatti uno dei fronti principali della trasformazione impressa all'economia dalle incessanti ondate di rivoluzione tecnologica, oggi aggregate in un continuum virulento ma in realtà cominciate almeno nel XIX° secolo, con la prima grande rivoluzione hi tech di massa moderna, il “vapore”, che ha portato alla nascita dell'industria. Quella scoperta ha favorito una serie di una serie di miglioramenti nella produttività e nelle condizioni di vita delle persone, ma ci sono volute anche le battaglie dei lavoratori per diritti e salari. Molti dicono che siamo in uno scenario non dissimile, guarda caso una recente mozione al Parlamento Europeo del Partito Socialista del Lussemburgo ha chiesto di assegnare ai robot, rei di togliere il lavoro agli umani, la personalità giuridica in modo da poterli tassare. Provocatoria o meno, la questione è cocente, visto che anche secondo dati recenti dell'Ifr, la Federazione Internazionale di Robotica, lo stock di robot industriali è salito alla cifra record di 1,5 milioni di pezzi, con un trend di crescita annuale del 30%. Posto in questi termini il problema non è più decidere se i robot vanno fermati, ma piuttosto rendersi conto che siamo agli albori di una nuova era: il loro inevitabile avvento deve però coincidere con un upgrade della produttività e del benessere per tutti. Sono queste le premesse di una nuova, inedita, ricerca di Harm Bandholz, direttore degli analisti economici Usa di Unicredit, che ha analizzato le conseguenze economiche e sociali della robotizzazione a partire da molti dei succitati paper: la conclusione suona come l'allarme finale e anche come la nuova sfida ai governi del mondo. Dati alla mano, per Bandholz la produttività garantita dall'uso crescente e massiccio dei robot nell'industria è indiscutibile, con altrettanto evidenti ricadute positive (gli automi valgono lo 0,37% del Pil delle nazioni più avanzate, e hanno già creato più di venti milioni di nuovi posti di lavoro), ma i vantaggi rischiano di essere annichiliti da un paio di problemucci che attanagliano le economie più sviluppate: il livello dell'educazione non adeguato agli scenari della nuova economia robotica e, cosa non da meno, i profitti e il controllo delle mega corporation planetarie saldamente nelle mani delle oligarchie. Per Bandholz (lo ricordiamo, direttore di una unit bancaria) è urgente capire che i giovani non vanno più formati secondo rigidi standard razionali-cognitivi ma secondo raffinati parametri emozionali-relazionali: una macchina non potrà mai avere la nostra intelligenza emotiva e la nostra creatività, necessarie per le decisioni complesse. In secondo luogo, solo pochi studenti più ricchi oggi hanno reali opportunità di accedere a un livello di formazione qualificato che, da solo, garantisce redditi alti: questo significa condannare quello che una volta era il serbatoio del ceto medio a un range di mansioni de-qualificate, condannandolo a un'irrimediabile precarietà esistenziale. Urge quindi una nuova governance globale in grado di riallocare le risorse e i profitti a favore della rinnovata educazione per tutti. Ma, è bene ricordarlo, in ogni caso la colpa non sarà dei robot o della tecnologia.

Le console entrano nell'era del 4k. A novembre esce Playstation 4 Pro. L’analisi

Una nuova Playstation 4, più sottile e leggera della precedente. Ma soprattutto una versione Pro per entrare nell'era del 4k. Sono queste le mosse di Sony, che nell'avveniristico Playstation Theater ubicato nel bel mezzo di Time Square, ha svelato le due console alla stampa internazionale. Due console che arrivano in un momento di grande trasformazione e incertezza per il settore gaming. Le variabili sono tante: la tecnologia mobile è esplosa, la realtà virtuale è dietro l'angolo e le piattaforme per Pc sono già qui. Variabili che pongono tanti interrogativi sul futuro delle console. Ps4 e Ps4 Pro, dunque, traghetteranno Sony in queste miscellanee imprevedibili. Partendo da un risultato comunque confortante: «Sono state vendute oltre 40 milioni di Ps4 in tutto il mondo» ha detto Andrew House, Presidente e Ceo di Sony Computer Entertainment, introducendo i lavori. L'idea di partenza, dunque, è quella di coltivare l'ecosistema Ps4. Un ecosistema che, anche con l'arrivo di una versione Pro, non verrà stravolto. Non attendetevi giochi che gireranno solo sulla versione più potente, ma solo diverse performance. 
La nuova Ps4 La prima console svelata dal palco newyorkese è stata la nuova Ps4. Una versione slim (più piccola e leggera) rispetto al modello presentato nel novembre del 2013, ma con le stesse potenzialità. Bordi smussati e design decisamente più attraente, per un oggetto che del resto è componente d'arredo in molti salotti. Rumorosità e riscaldamento sono tutti da testare. La novità più importante riguarda il supporto dell'HDR (High Dynamic Range), una tecnologia che va ben oltre l'ultraHD. Playstation ha annunciato che estenderà questo miglioramento, attraverso un aggiornamento software, a tutte le Ps4 (quindi anche alla versione 2013). Il prezzo della nuova Ps4 è di 299 euro, e sarà disponibile d16 settembre. Ecco Ps4 Pro, scocca l'ora del 4k L'innovazione di giornata, però, è la nuova Ps4 Pro. Questa scelta di una versione potenziata ricorda molto le tendenze del mondo smartphone, coi produttori sempre più orientati a lanciare un device accompagnato da un fratello maggiore più muscoloso e prestante. La Ps4 Pro, dal punto di vista del design, è praticamente uguale alla nuova Ps4, ma con un “piano” in più. Costerà 100 euro in più rispetto alla Ps4, e cioè 399 euro. E sarà sul mercato dal prossimo 10 novembre, qualche giorno dopo il debutto di Playstation Vr. 

Samsung richiama il Galaxy Note7. Appello a clienti a non usarlo

 Samsung richiama ufficialmente i Galaxy Note 7, lo smartphone che - come già denunciato dalla Commissione per la sicurezza dei consumatori americana - rischia di prendere fuoco. La compagnia sudcoreana, numero uno al mondo nella produzione di smartphone, ha esortato sul proprio sito e con un comunicato ufficiale i proprio clienti in tutto il mondo a smettere di utilizzare il modello “immediatamente”, invitandoli ad andarlo a sostituire con un altro telefono il più presto possibile. La notizia del ritiro avviene dopo dopo i reclami di diversi clienti, secondo cui i loro telefonini avevano preso fuoco durante la ricarica. Sono circa 2,5 milioni i dispositivi che dovranno essere ritirati e sostituiti.

Ecco iPhone 7, senza jack ma con 2 fotocamere

Abbiamo venduto 1 miliardo di iPhone», dice Tim Cook, il Ceo di Apple dal palco di San Francisco per il lancio più importante dell'anno. L'iPhone 7 porta le novità attese, a partire da un grande sforzo sulla fotografia. I modelli sono due, il 7 e il 7 Plus, e il secondo ha due fotocamere. Arrivano con il nuovo iOS10. Su entrambi i telefoni c'è lo stabilizzatore ottico e un processore sviluppato da Apple per elaborare le immagini. I megapixel restano 12 ma la fotocamera è completamente rinnovata (migliora anche quella frontale). Le due lenti del 7 Plus consentono di sfruttare lo zoom: si arriva a 10 ingrandimenti digitali. Per i ritratti c'è l'effetto bokeh, quello stile reflex che valorizza il primo piano e sfuma lo sfondo. Qualcosa di simile all'effetto ottenuto con le 2 fotocamere da Huawei con il P9. L'iPhone 7 è inoltre impermeabile,il retina display è il 25% più luminoso e il nuovo processore A10 Fusion è il 40% più veloce dell'A9. Il quadcore consente un miglior utilizzo della batteria, che dura in media 1-2 ore in più a seconda dei modelli rispetto al 6S. Ampio spazio è stato dedicato dal capo del marketing Phil Schiller alla scelta di abbandonare l'ingresso per il cavo audio. Le nuove cuffie hanno cavo lightning e Apple per fortuna questa volta mette nella confezione un adattatore per il modello vecchio con jack. La vera novità sono gli AirPods. «Abbiamo il coraggio di andare oltre, togliere il connettore jack ci consente di utilizzare meglio lo spazio ma soprattutto abbiamo una visione: il wireless», dice Schiller. Le nuove cuffie al loro interno hanno accelerometro, microfoni, il nuovo chip W1, sensori. Hanno fatto discutere prima del lancio: necessitano di una ricarica dopo 5 ore di utilizzo continuo, e per questo c'è un case ad hoc. Il design è futuristico. Costano molto: arrivano a fine ottobre per 179 euro. Gli iPhone invece sono preordinabili dal 9 settembre e in vendita dal 16, anche in Italia. Costano a partire da 799 euro il 7, mentre da 939 euro per il 7 Plus. Sparisce il modello da 16 giga, ormai antistorico, si parte da 32. Non abbiamo parlato del design perché l'impianto è il medesimo, anche se c'è un nuovo profilo elegante che nasconde le antenne e due nuove colorazione nere. Altra novità importante riguarda la sparizione del tasto fisico “home”, non sarà più meccanico ma avrà solamente un feedback tattile sull'orma di quanto già fa il 3D touch sul display o il Force Touch su alcuni Mac. I comandi saranno personalizzabili e inoltre gli sviluppatori avranno questa nuova funzione a disposizione. Insieme al jack, la sparizione del tasto home segna uno spartiacque importante rispetto agli iPhone che si sono susseguiti dal 2007 a oggi.