lunedì 26 settembre 2016

Allianz investe nei consulenti robot italiani



ROMA - La tecnologia è una di quelle che promette di rivoluzionare il mondo della finanza: il robo-advisory, i servizi di investimento online automatizzati, gestiti da algoritmi anziché da umani. La startup quella che di recente in Italia ha raccolto più finanziamenti: 16 milioni di euro, gran parte all'estero. La novità che nel capitale di Moneyfarm, con una somma top secret ("ma più piccola"), una quota di minoranza e un consigliere in cda ora entra Allianz. Vale a dire la prima società assicurativa al mondo e un colosso del risparmio gestito. Un big dell'industria che per afferrare il ricchissimo treno della consulenza robot, 2mila miliardi di dollari stimati entro il 2020, punta su una giovane azienda tecnologica made in Italy. Promettendo in cambio di accelerarne l'espansione.

"È un'ulteriore conferma della nostra tecnologia e del nostro modello", esulta Paolo Galvani, cofondatore e presidente della società, che racconta di trattative durate un anno. Su Moneyfarm gli algoritmi si occupano di definire il profilo di rischio dell'utente, basta rispondere a 20 domande online, associargli un portafoglio di prodotti finanziari e compiere le singole operazioni di aggiustamento. L'automazione permette di tagliare le commissioni fino allo 0,7%, la metà della concorrenza, ma tutto è monitorabile attraverso l'app e un consulente umano sempre a disposizione. "La nostra tecnologia proprietaria sicuramente è la parte forte che mettiamo sul piatto", spiega Galvani. Per le grandi società, spesso e volentieri, è più comodo acquisire innovazione dall'esterno piuttosto che svilupparla in casa, sia Goldman Sachs che Balckrock di recente hanno acquisito due startup di robo-advisory. Ma la partnership con Allianz, nell'idea di Galvani, non si ferma qui: "Stiamo studiando le possibili sinergie, che diventeranno operative da inizio 2017".

Qualcuna è già immaginabile. Allianz potrebbe permettere a Moneyfarm di allargare la sua offerta di prodotti finanziari, oggi limitata agli Etf, e di estendersi al risparmio previdenziale. Darle supporto nell'infrastruttura tecnologica e in tema di regolazione. O addirittura gestire le masse raccolte dalla startup italiana. Nell'immediato però, il primo vantaggio dovrebbe essere quello di marketing. Da febbraio Moneyfarm ha debuttato nel Regno Unito, raggiungendo gli 80mila utenti registrati (il dato di quelli che effettivamente investono non è pubblico). Ma mentre l'espansione in Inghilterra, dopo qualche difficoltà, avanza a buon passo, in Italia le offerte di investimento online faticano a uscire dalla nicchia: "Una delle sfide è costruire un marchio riconoscibile - dice Galvani - e quello di Allianz è senza dubbio un bel certificato da presentare".

Il rischio, d'altra parte, è che un alleato di questo peso cannibalizzi le risorse della startup, arrivata a 60 dipendenti tra Milano, Cagliari e Londra, distogliendola dal suo percorso di crescita. Ma la presenza nel capitale, oltre all'italiana


United Ventures, di un investitore specializzato in startup finanziarie come l'inglese Cabot Square, dovrebbe essere una garanzia: "Stiamo preparando il nuovo piano industriale per i prossimi tre anni - conclude Galvani - e al termine del periodo vogliamo essere profittevoli".

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