mercoledì 21 marzo 2018

Facebook: Kogan, io capro espiatorio, tutti sapevano tutto

La premier conservatrice britannica Theresa May giudica "molto preoccupanti" i sospetti sull'abuso dei dati di milioni di utenti nei confronti di Facebook e della società britannica di consulenza politica Cambridge Analytica. Incalzata nel Question Time dal capogruppo indipendentista scozzese, Ian Blackford, May ha incoraggiato l'authority per la tutela dei dati personali a indagare come annunciato e ha ammonito Fb e Ca a collaborare. Mentre ha negato che il suo partito abbia "contratti in essere" di consulenza con Cambridge Analytica.
Ed è scattata la prima class action contro Facebook e Cambridge Analytica negli Stati Uniti. L'azione legale e' stata avanzata presso la corte distrettuale di San Jose', in California, e potrebbe aprire la strada a molte altre cause collettive per la richiesta dei danni provocati dalla mancata protezione dei dati personali. Dati raccolti senza alcuna autorizzazione - spiegano i promotori dell'azione legale - e che sono stati utilizzati per avvantaggiare la campagna di Donald Trump.
Facebook ancora in calo all'avvio delle contrattazioni a Wall Street. I titoli del social media perdono l'1,92% con lo scandalo Cambridge Analytica. Nelle ultime due sedute Facebook ha bruciato 49 miliardi di dollari di capitalizzazione, quanto il valore di Tesla. Qualche ora dopo ha poi inverttito la rotta e girato in territorio positivo, salendo dello 0,16%.
"Mi usano come capro espiatorio, sia Facebook sia Cambridge Analytica", ma la verità è che tutti sapevano tutto e tutti "ritenevamo di agire in modo perfettamente appropriato" dal punto di vista legale. Alexander Kogan, accademico americano figlio d'espatriati sovietici e docente di psicologia a Cambridge, non ci sta rimanere con il cerino in mano sullo scandalo del momento. E replica dai microfoni di Bbc Radio 4. E' lui, attraverso una sua app, l'uomo che ha raccolto ed elaborato i dati di 50 milioni di utenti di Facebook per poi passarli a Cambridge Analytica, società di consulenza e propaganda politica impegnata fra l'altro nel 2016 a sostenere la campagna presidenziale di Donald Trump. Ma nega di aver ingannato chiunque. E mette inoltre in dubbio che quei dati possano aver avuto davvero un ruolo chiave nella vittoria di Trump.
"La mia idea - dice oggi Alexander Kogan alla Bbc - è che mi vogliono usare fondamentalmente come capro espiatorio, sia Facebook sia Cambridge Anayltica. Mentre noi onestamente pensavamo di agire in modo perfettamente appropriato, pensavamo tutti di fare una cosa davvero normale". Kogan aggiunge di essere stato rassicurato proprio dai vertici di Cambridge Analytica che la cessione dei dati e la sua consulenza con loro fosse "perfettamente legale e nei termini contrattuali". Del resto aggiunge di considerare alla stregua di millanterie pubblicitarie le affermazioni fatte in seguito dal management della stessa Cambridge Analytica di aver avuto un ruolo cruciale per far vincere Trump. "E' un'esagerazione", sostiene Kogan, osservando che la maggior parte di quella montagna di dati sarebbe stata più adatta a danneggiare la campagna del tycoon che non a favorirla.

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